Bonagia, la Tonnara con la sua Torre

Torre e tonnara di Bonagia

La Torre della Tonnara di Bonagia

La Torre della tonnara di Bonagia è senza dubbio tra le più suggestive torri costiere di avvistamento della Sicilia. Dalla sua terrazza, recentemente restaurata, si può ammirare uno spettacolo non indifferente.
Da un lato il grazioso porticciolo di Bonagia, con alle spalle la montagna di Erice. Dall’altro il solitario Monte Cofano, che scende a picco sul mare azzurro. Uno spettacolo che è un capolavoro della natura.

Torre e Tonnara di Bonagia

La torre a pianta quadrata risale al XVI-XVII secolo. E’ sulla costa ma fa parte del territorio di Valderice. Attualmente è un piccolo museo, creato e curato dall’Associazione “Salviamo le tonnare “ fondata dall’imprenditore Nino Castiglione.

Nel piccolo museo si possono trovare reperti archeologici rinvenuti nelle acque del territorio trapanese, antichi strumenti per la pesca e la lavorazione del tonno. C’è anche la riproduzione di una tonnara completa di reti, camera della morte e attrezzi per spiegare il procedimento della mattanza.

Il resort Tonnara di Bonagia

La torre sorge all’interno di un grazioso resort che negli anni ‘90 ha recuperato i locali della Tonnara di Bonagia, da cui prende il nome. Da qui è possibile accedere ad una scogliera con spiaggia privata, con una vista su Monte Cofano eccezionale. Come ogni resort che si rispetti offre diversi servizi, dall’ottimo ristorante al campo di tennis e calcetto, una piscina con una bella vista e attività di diving.

interno resort Tonnara di Bonagia

vista dalla Torre di Bonagia

La Tonnara di Bonagia

La prima notizia ufficiale della esistenza della tonnara di Bonagia risale al 1272.

La tonnara, però, doveva essere in attività certamente da secoli, ma in precedenza lo sfruttamento del mare e delle sue risorse era assolutamente libero e dunque non è rimasta traccia documentale

Era un grande baglio che comprendeva magazzini e stalle, la chiesa del SS. Crocefisso dove si pregava prima della mattanza, l’alloggio del rais e della ciurma, i forni e la cucina, nonché la torre di guardia.

Il piccolo porticciolo su cui si affaccia la tonnara era un ottimo riparo fin dall’antichità per le barche da pesca. Oggi è un grazioso porticciolo turistico.

porticciolo di Bonagia

Le torri di avvistamento

Come tutte le altre torri di avvistamento anche questa era stata costruita per difendersi dalle feroci incursioni piratesche. Ogni torre era fornita d’artiglieria e di una guarnigione di soldati.

Ogni torre comunicava con le altre e con la popolazione locale per mezzo del fuoco. L’accensione del fuoco significava allarme e il numero dei fuochi indicava il numero delle navi dei pirati. Un fuoco indicava da una a quattro imbarcazioni.

Una grossa conchiglia usata come tromba, la brogna, era suonata per dare l’allarme generale.

 I pirati

I pirati  provenivano dalla Turchia o dall’Africa, aggredivano brutalmente le popolazioni lungo le coste per farne degli schiavi, dai vecchi ai bambini, anche le donne.

Anche la torre ha vissuto momenti tragici. Nel 1624 subì un terribile attacco da tredici galeotte di corsari turchi e barbareschi. La torre fu rasa a suolo a colpi di cannone. Tutti i superstiti del piccolo borgo di Bonagia furono deportati come schiavi.

La torre venne poi ricostruita e ultimata nel 1626. Infatti nell’architrave sopra la porta principale si legge quella data.

 L’industria del tonno

Nel 1977 l’imprenditore Nino Castiglione rilevò per intero la proprietà di due tonnare, Bonagia e San Giuliano, distanti l’una dall’altra poco più di quattro miglia marine.

Fino al 1979 le tonnare venivano calate entrambe separatamente, ma nel 1980 i Castiglione, titolari dell’omonima industria ittica, decisero di unificare i due impianti, per dimezzare le spese e potenziare al massimo quello funzionante.

Così la flotta della tonnara e le operazioni di imbarco, sbarco e preparazione delle attrezzature avevano sede nel porto di Bonagia. Le reti invece venivano posizionate nel tratto di mare della tonnara di San Giuliano, alle porte dell’abitato di Trapani.

Nel 1987 Nino Castiglione morì, ma i figli ed i nipoti proseguono la sua attività, gestendo sia l’industria ittica sia la tonnara.

La tonnara ha comunque sospeso l’attività nel 2003, dopo una serie di stagioni poco produttive.

Le antiche tonnare

La pesca del tonno è antichissima. Già gli scritti di Omero e Plinio, parlarono della pesca del tonno in Sicilia. Ma anche nella Grotta del Genovese, a Levanzo, c’è l’immagine di un grosso pesce.

La mattanza però è un’antica tecnica fenicia elaborata per intrappolare e catturare il tonno rosso, che è stata appresa e portata in aree come la Spagna e la Sicilia durante il periodo di dominazione islamica, intorno all’XI secolo. Era diffusa in tutta la Sicilia, in particolare nel territorio di Trapani.

Anticamente sorgevano tonnare su tutto il litorale occidentale e orientale della Sicilia. Gli arabi, approfittando delle ampie insenature delle coste siciliane, svilupparono il sistema di pesca dei tonni con reti da posta fisse. Quindi si può dire che diedero vita alla struttura da pesca chiamata tonnara.

Il geografo arabo Al Idrisi (XII secolo), fu il primo a stilare e descrivere le sei zone siciliane dove erano presenti delle tonnare. Della tonnara di Trapani scrisse che vi si prendevano grandi tonni in abbondanza, molto più del fabbisogno.

L’arrivo dei Normanni portò alla regolamentazione della pesca dei tonni. Spesso i feudatari ricevevano una gabella, che comprendeva la gestione della tonnara. Inoltre, dovevano sostenere le Diocesi, i Santuari e i Monasteri che erano collegati per devozione alle tonnare, con donazioni di pescato.

Per quanto riguarda i riti, i tonnaroti erano soliti effettuare dei cospicui sacrifici in favore delle divinità del mare. Con l’arrivo del Cristanesimo, il sacrificio prese l’aspetto del rituale. Presso le tonnare c’erano delle cappellette dove si pregava poco prima della mattanza per chiedere aiuto ai santi protettori.

Le cialone sono canti rituali della mattanza, di origine araba. In questi canti ritmici che accompagnano il duro lavoro, le espressioni di origine araba nei secoli si intersecano con le invocazioni tipiche della religione cristiane.

 Il viaggio d’amore finito nel sangue

La pesca dei tonni iniziava ad aprile, quando venivano deposte le reti, lunghe anche 4-5 km, e terminava in maggio quando i tonnaroti con le loro barche, accerchiavano i tonni presso la camera della morte per iniziare la mattanza.

Il nome mattanza oggi lo usiamo per indicare una strage cruenta. E in effetti questo era.

Ecco come si svolgeva la pesca. Veniva intercettato il cosiddetto “viaggio d’amore” del tonno, che entrava in branchi nel mar Mediterraneo, dallo Stretto di Gibilterra, per deporre le uova proprio in aprile/maggio.

I tonni si trovavano ad entrare nel sistema di reti fisse predisposte dai tonnaroti. Così i tonni erano costretti ad entrare in una serie di “camere” dove sarebbero transitati fino ad arrivare all’ultima, la “camera della morte”.

I tonni erano sospinti verso l’alto dal fondo di rete mobile della “camera della morte” manovrato dai tonnaroti. Salendo verso la superficie i tonni si ritrovano in sempre meno acqua e si dibattono fino allo sfinimento, urtano violentemente tra di loro, si feriscono, dopo di che vengono arpionati con paranchi o uncini.

Il Raìs, termine che ha origini arabe, e cioè il capo dei “tonnaroti” dà il segnale affinché lo sterminio abbia inizio.

Quelli che seguono sono istanti tremendi, momenti in cui migliaia di tonni  terrorizzati sono uccisi senza esitazione.

Le acque si coloravano di rosso per la grande quantità di sangue versata. In questo mare di sangue alla fine i tonnaroti si immergevano in segno di ringraziamento alle divinità.

Diciamo la verità che di un evento così cruento non se ne può fare uno spettacolo per turisti. Eppure questo era diventato.

Il signore delle tonnare

Accanto alla torre si trova ora “Il Signore delle Tonnare”, uno shop dove è possibile acquistare i migliori prodotti dell’azienda Castiglione.  Bottarga di tonno rosso, ventresca di tonno e così via.

La Bottarga di Tonno Rosso, in particolare, è ricavata dalle uova di tonno rosso che vengono lavorate con sale marino ed essiccate con ventilazione naturale.

Il tonno rosso

Nel mar Mediterraneo si trovano diverse varietà di tonno. Il tonno rosso o pinna blu è sicuramente la varietà di qualità più pregiata. Può arrivare a essere lungo fino a 3 metri e a pesare 600 chili. Oltre all’intenso colore rosso delle sue carni, si caratterizza anche per la sua coda a semiluna.
Il tonno rosso vive nelle acque temperate ed è tipico dell’Oceano Atlantico. Come abbiamo appreso, questi pesci affrontano lunghissime migrazioni a gran velocità, per potersi riprodurre in primavera nelle acque più tiepide e tranquille come quelle del Mar Mediterraneo.

Se in passato si utilizzavano le tonnare fisse e si praticava la mattanza, oggi le grandi flotte utilizzano le tonnare mobili e le tecnologie satellitari. Purtroppo le mattanze si svolgono sempre, anche se al largo.

Le muciare

Per finire, l’Associazione salviamo le tonnare si batte perché siano fatti degli interventi di recupero delle storiche imbarcazioni della mattanza, che si trovano appena fuori il resort, poggiati sulla costa. Il “mucir” di origine araba era la barca più piccola che serviva al Rais per spostarsi da un punto all’altro della tonnara. C’erano anche le muciare che servivano come segnalatori. Alcune, provviste di luce lampeggiante, erano ancorate all’estremità della tonnara per segnalare il pericolo ai naviganti.

muciare abbandonate

https://ilsignoredelletonnare.it/

https://www.facebook.com/SalviamoLeTonnare/

Foto: Maria Virzì